Nel 1960, quando Rafael pone la prima pietra del villaggio che porterà il suo nome, la televisione italiana trasmette su un unico canale, il primo, appunto. Nel 1961 iniziano le trasmissioni del secondo, seguite a brevissimo dall’inaugurazione della Televisione Svizzera Italiana. Dal 1971, invece, essere al passo coi tempi significa ricevere sul proprio apparecchio il primo, il secondo, la Svizzera e Capodistria, rigorosamente elencati in quest’ordine.
I divi di allora si vedono solo al cinema, mentre la televisione ne inventa di nuovi: sono i tempi di Mike Bongiorno, e chi partecipa ai suoi quiz entra di diritto nell’immaginario collettivo: ancora oggi tutti, o quasi, sanno chi è la signora Longari, anche se non l’hanno mai vista. Seduti in incognito in piazzetta, intanto si succedono gli amici aristocratici di Rafael, sedotti dal suo progetto visionario tra le rocce galluresi, ma piano piano cominciano a scendere a mare anche attori e attrici di fama, i fotografi e gli stilisti più in voga, gli industriali, insomma gli esponenti di spicco della società che conta, protetti dalla promessa di sobrietà e di discrezione propria del luogo. A Porto Rafael l’anonimato è quasi un secondo motto, un sottotitolo non scritto da accostare al più noto di Rafael, “Sognare è vivere”, che potrebbe suonare così: “Vivere in pace è un sogno”. Va anche detto che in quegli anni l’understatement è assicurato: nella vicina Palau c’è un unico cinema, nessun teatro, e nell’edicola del porticciolo non arrivano nemmeno tutte le testate, solo un paio i quotidiani. Forse qualche celebrità di allora si sarà pure risentita di passare a tal punto inosservata, scegliendo nell’indifferenza assoluta il melone più maturo al banco della frutta di Fulvia. Ci vorrà almeno un ventennio prima che il prototipo per possedere il dono dell’ubiquità sia messo a punto, attraverso cui le persone famose possono moltiplicarsi come funghi, grazie alle centinaia di film, serie ad episodi, programmi di intrattenimento e altro, che l’esplosione delle tv commerciali garantirà dalla fine degli anni 70 in poi (quando al coro di trasmettitori televisivi si uniscono con forza dirompente anche quelli delle emittenti radiofoniche, inaugurando l’era della musica senza confini). Se si pensa che mentre Rafael prepara la sangria da offrire ai suoi ospiti per il suo compleanno, a fianco alla profumeria esiste un solo telefono a gettoni per comunicare coi propri cari - a cui raccontare quel che si è fatto nei giorni precedenti, con cui accordarsi sull’orario di arrivo in continente, o solo per farsi promesse d’amore - , a Porto Rafael, come altrove nel mondo, l’invenzione dei primi cellulari si impone come un punto di non ritorno, spalancando prospettive sul futuro fino a quel momento inimmaginabili. La gente famosa ha numeri di telefono criptatissimi, gli amici della gente famosa ne ha di difficilmente accessibili, gli amici degli amici non hanno proprio il cellulare perché a quei tempi una telefonata costa come una cena per sei persone alla Gritta.
Le relazioni extraconiugali si avvalgono di nuovi strumenti sotterranei, non solo l’opportunità di potersi parlare liberamente ovunque ci si trovi, ma anche di mandarsi lunghi messaggi appassionati che sostituiscono i bigliettini, le lettere cartacee e anche le email, nascoste nei computer che somigliano a tivù in miniatura, con tanto di tubo catodico, troppo complicati da trasportare in spiaggia. Per digitare “Vediamoci alle 16, dove sai tu”, però, ci si impiega così tanto tempo che la comunicazione è pronta solo alle 15.59 e l’appuntamento va regolarmente in fumo.
Quello che ci riserva il domani di lì a un trentennio, Rafael non se lo sarebbe mai immaginato. Il vecchio senso di di gratitudine, quando si riusciva a scovare un gettone del telefono, scoprendo che ci sono rimaste in tasca proprio duecento lire; le cene dalla coppia di amici con l’unico schermo grande di tutta Porto Rafael per vedere il film di cassetta dell’anno precedente; le centinaia di fotografie delle vacanze da far sviluppare al rientro; lo smarrimento emozionante di perdersi in macchina tra le strade sterrate e non avere la più pallida idea di dove si sia; il senso di pienezza, realizzando di trovarsi a Porto Rafael e non voler essere simultaneamente altrove… tutto questo non esiste più. Se adesso ci si aspetta una celebrazione retorica del passato, verremmo tutti meno alla scritta con cui il Consorzio, accoglie a lettere cubitali in piazzetta i consorziati e i loro amici: “The best is yet to come”.
Nell’epoca in cui il telefonino fa praticamente di tutto, anche la luce di notte; in cui siamo noi i nuovi divi, ripresi e fotografati a tutte le ore; diventati tutti opinionisti, giornalisti, politici, influencers a caccia di un emoticon per i nostri pensieri così veloci che neanche li afferriamo; proprio in questo tempo, assistiamo a fenomeni sociali talmente rivoluzionari che forse vale chiedersi umilmente come mai i nostri post ricevano in media 12 like, mentre esiste un giovane italiano, nato in provincia di Torino, che è il tik toker più seguito al mondo. Questa è la nuova magia, la nuova frontiera del mistero, conviene arrendersi e vedere come va a finire.
P.s. Da Porto Rafael potrete persino raggiungere il paesino di Domus De Maria, una bellissima escursione in auto sulle tracce di Daniele Cabras, il famoso e divertente tik toker sardo, coi suoi due milioni e passa di followers.
Un favore: se lo trovate, potete fargli una foto con la brochure di Villa Aidan in mano? Non vi dispiace, vero?
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