Succede non di frequente, ma succede, che a Porto Rafael ci si lamenti dei sardi, accusati per ogni intoppo di natura vacanziera o pratica, e le due cose spesso coincidono. I proprietari e gli affittuari che si incontrano saltuariamente al market - uno dei negozi meglio riforniti della zona, con una selezione eccellente di prodotti rivolti a clienti italiani e stranieri - si scambiano sguardi complici e mezze parole dandosi subito appuntamento all’Harry’s Bar, per parlare liberamente lontano dalle orecchie indiscrete di Grazietta, Ilaria e Giulia, troppo coinvolte sull’argomento e quindi di parte.
Finita la spesa, mentre proprio Ilaria ha finito di consigliare in inglese una signora incerta sull’olio migliore da comperare, ecco che a gruppetti di due o tre si guadagna l’uscita per ordinare il sospirato cappuccino di metà mattina.
La discussione è rigorosamente divisa in tre moduli principali:
1. “Impiantistica idraulica” (c’è chi giura di aver dovuto aspettare fino alle 14 un intervento previsto alle 8, col risultato che la gita in barca è andata a farsi benedire);
2. “I danni dovuti alla salsedine”, anche se più realisticamente imputabili al mare;
3. “Le donne di servizio locali”, che è quando la tavola rotonda si divide in due sottogruppi di lavoro: “I sardi non hanno più voglia di fare i lavori umili” e “Reddito di cittadinanza: la calamità dei nostri tempi”;
Gli ospiti di Porto Rafael arrivano dai 4 angoli del mondo e in certi momenti l’ Harry’s Bar ricorda davvero una piccola Babele brulicante di idiomi e di accenti diversi. Si vedono italiani, inglesi, francesi, austriaci, russi, cechi, americani che si capiscono magicamente, accorpando parole pescate nelle lingue di mezza Europa messe insieme a casaccio, con la naturalezza di chi sa di essere cittadino del mondo in barba alle più elementari regole grammaticali.
Quando anche l’idraulico ritardatario si presenta per un caffè - dopo aver mostrato al cliente su tutte le furie che per avere l’acqua corrente basta solo aprire il rubinetto - , pare che gli avventori del bar alzino volontariamente la voce, ognuno cercando di far emergere la propria per impressionarlo. Si assiste alla rappresentazione in chiave salottiera di una vera e propria lotta di classe, volta a screditare il suo rozzo talento nel dialogare coi tubi, se paragonato ai loro sottili ragionamenti e alle strategie dell’intelletto che, modestia a parte, reggono l’intero assetto sociale e quindi anche la sua famiglia. I più generosi tuttavia gli lanciano un invito dal tavolo: “Willst du was trinken?”, ma il tecnico non capisce il tedesco e riguadagna il suo furgone, lo aspettano ad Arzachena, fa un sorriso educato e se ne va.
Le urla cessano, gli astanti riprendono le loro lamentele contro i sardi col solito borbottio mondano, “… e poi non conoscono nemmeno una lingua oltre all’italiano”, si arrischia a dire uno dei presenti, accolto da qualche applauso e cenni di approvazione. Adesso è Grazietta che prende la parola, si è guadagnata una pausa dal lavoro di qualche minuto al bar. Nessuno si è accorto della sua presenza, si è così abituati a vederla in negozio a lavorare, che più d’uno crede addirittura che viva lì in pianta stabile, visto che i nuraghi non sono più considerati a norma. Parla con un tono di voce naturale, né alto, né basso:
“Nell'area sarda si distinguono due raggruppamenti dialettali fondamentali: il logudorese nella parte settentrionale e il campidanese in quella meridionale.
Dal 1997 la legge regionale riconosce alla lingua sarda pari dignità rispetto all'italiano. Dal 1999 la lingua sarda è anche tutelata dalla legge nazionale sulle minoranze linguistiche; fra i dodici gruppi in questione, quello sardo costituisce la comunità più robusta in termini assoluti benché in continua diminuzione nel numero di locutori. La lingua sarda nasce, al pari delle altre lingue neolatine, dall'evoluzione del latino importato nell'isola dai Romani a partire dal III secolo a.C.
Alla crisi dell'impero la Sardegna cadde sotto il controllo dei Vandali, ma l'idioma latino era ormai diffuso in tutta l'isola e rimase il carattere primario della sua costituzione linguistica. Verso l'inizio del secondo millennio d.C. i primi documenti scritti testimoniano il sorgere di differenziazioni interne in particolare tra le varianti meridionali e quelle settentrionali. Per gli studiosi della latinità e delle lingue romanze il sardo si è conquistato un suo posto particolare quale caso tipologico di lingua che, nonostante la sua evoluzione, è rimasta molto vicina alle forme del latino originario. Successivamente, per effetto delle diverse genti che giungono sull’isola, la lingua autoctona viene esposta, in misura diversa, all'influenza di diverse lingue esterne che ne modificano e arricchiscono in modo particolare il lessico. Nonostante le classi dirigenti isolane abbraccino di volta in volta la lingua dominante di turno, dando vita a un sostanziale plurilinguismo, le popolazioni restano attaccate pervicacemente alle varietà della loro lingua facendola sopravvivere fino ai nostri giorni. Un caffè, grazie. Anzi, unu cafeu, gratzias.”
Tutti si osservano ammutoliti. “Se permette, Grazietta, questo giro è mio”, dice timida una donna nell’imbarazzo generale. Da dietro si inserisce un vicentino sulla quarantina, un habitué che da qualche anno affitta Villa Aidan le ultime due settimane di luglio: “Ostrega, però, voi sardi, come siete permalosi!”
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